“Archeologia del Futuro: preservare il software e i dati di scavo”

Giovedì 22 giugno, ore 11

Gipsoteca di Arte Antica e Antiquarium (GIARA)

Si terrà l’incontro “Archeologia del Futuro: preservare il software e i dati di scavo“, un dialogo che cerca di avvicinare mondi forse solo apparentemente lontani, quelli del software e dei dati di scavo, entrambi patrimonio immateriale e irrinunciabile.

Intervengono:

• Roberto Di Cosmo (Fondatore e CEO del Progetto Software Heritage) e
• Gabriele Gattiglia (Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, Università di Pisa)

Introduce Chiara Bodei, Presidente del Sistema Museale di Ateneo.

Collegamento Teams per poter seguire l’incontro anche da remoto.

Il patrimonio culturale è anche immateriale: comprende cioè anche elementi intangibili, come tradizioni, usanze, linguaggi e conoscenze.

Il software, elemento chiave per il funzionamento della società moderna, è diventato anche una componente fondamentale del nostro patrimonio culturale digitale, poiché contribuisce alla conservazione e alla trasmissione delle informazioni e delle pratiche culturali. Una delle iniziative in cui l’Università di Pisa si impegna è l’adesione al progetto internazionale Software Heritage, lanciato dall’agenzia francese INRIA e dall’Unesco, per conservare e catalogare tutto il software prodotto.

Le tecnologie digitali hanno un impatto significativo nel campo dei beni culturali e dell’archeologia. Esse offrono opportunità straordinarie per la raccolta, la gestione, l’analisi e la diffusione dei dati archeologici, consentendo una migliore comprensione e valorizzazione del patrimonio storico.

In entrambi i casi si tratta di salvare informazioni immateriali che possono vivere solo di vita digitale, ma che sono allo stesso tempo indispensabili per ricostruire i contesti da una parte archeologici e dall’altra di sviluppo del software. In entrambi i casi si pone il problema della memorizzazione di enormi moli di dati e quella di trovare il miglior modo di rappresentare le informazioni per meglio gestirle, conservarle e ritrovarle negli archivi.

Si possono creare parallelismi e sinergie tra questi due ambiti apparentemente lontani tra loro?